mercoledì 5 dicembre 2012

L'Alluce Valgo (Domande Frequenti)

Che cos'è l'alluce valgo?
La progressiva deviazione dell’alluce verso l’esterno del piede causata dallo spostamento verso l’interno e verso il basso della prima testa metatarsale. In questo modo le prime due teste metatarsali si allontanano l’una dalla altra e la sporgenza della prima verso l’interno del piede conduce alla comparsa di una protuberanza ossea (esostosi) dolente ed esteticamente sgradevole.






Quali sono i sintomi?
La deformità si accompagna nel tempo alla comparsa di dolore in corrispondenza della sporgenza ossea alla base del primo dito ( esostosi) ed al di sotto delle prime teste metatarsali con la frequente formazione di callosità.


 

Perchè alcuni sviluppano l'alluce valgo ed altri no?
Esiste certamente una familiarità spiccata per questa deformità. Quasi invariabilmente in famiglia si riscontrano casi analoghi.


 


Chi è a rischio?
Chi ha una familiarità per alluce valgo. L’utilizzo di calzature strette o di tacchi non è mai responsabile della comparsa della deformità, al più tale abitudine può accentuare la sintomatologia dolorosa.


 


Come si diagnostica ?
La diagnosi è clinica ma è bene effettuare una radiografia degli avampiedi sotto carico prima di consultare il chirurgo


 


Qual'è il corretto trattamento?
L’unico reale trattamento della deformità è chirurgico.  E va considerato quando la sintomatologia diventa invalidante e non risente favorevolmente dell’utilizzo di plantari ed ortesi.


 



Cosa succede col tempo se non si opera?
Si assiste ad una lenta e progressiva accentuazione della deformità e della sintomatologia.


 


Come si effettua l'intervento?
Esiste una chirurgia tradizionale, una chirurgia mini-invasiva ed una chirurgia percutanea.
Indipendentemente dalla tecnica l’obbiettivo è la correzione completa e stabile della deformità con il riallineamento del primo raggio che si realizza attraverso la traslazione della testa del primo metatarso verso il secondo, rispettando accuratamente l’articolazione.
Ciò si realizza mediante piccole osteotomie, mini fratture , effettuate sull’osso (metatarso e falange)
La tendenza oggi è quella di utilizzare la tecnica più possibile conservativa in relazione alla gravità della patologia.
Nei casi in cui la deviazione del primo metatarso sia contenuta è possibile utilizzare una tecnica percutanea che realizza la correzione suddetta attraverso piccoli fori e l’utilizzo di manipoli e frese simili a quelle odontoiatriche. Si evita in questo modo l’incisione chirurgica con molteplici vantaggi sul rischio di complicanze. Non si utilizzano mezzi di sintesi interni in quanto la correzione rimane affidata al bendaggio post-operatorio (Taping).






Nei casi in cui la deformità  si presenti molto marcata si rende necessario un approccio chirurgico aperto, che viene però oggi effettuato rispetto al passato attraverso una chirurgia mini-invasiva, con piccole incisioni e minima invasività sui tessuti molli. In questi casi la stabilizzazione della correzione ottenuta sarà affidata a piccoli mezzi di sintesi (viti, cambre) che rimarranno interne all’osso e non richiederanno la successiva rimozione.


 


Quali sono i vantaggi ed i rischi dell'intervento?
La correzione della deformità conduce immediatamente alla scomparsa dei sintomi, e progressivamente al miglioramento della deambulazione e dell’equilibrio posturale.
Le tecniche mini-invasive e percutanee riducono l’aggressione chirurgica e pertanto diminuiscono fortemente l’incidenza di complicanze.
Le complicanze della chirurgia tradizionale che possono verificarsi nel post-operatorio:
gonfiore (edema) della parte operata, dovuto a rallentamento della circolazione venosa e linfatica del piede; l’edema dura a lungo (oltre tre mesi) e si verifica più frequentemente in soggetti anziani e con insufficienza venosa periferica;
difficoltà di guarigione della ferita;
infezioni profonde o superficiali;
mancato consolidamento dell’osteotomia;
intolleranza ai mezzi di sintesi o mobilizzazione degli stessi;
rigidità articolare.
metatarsalgia (dolore all’appoggio plantare)
recidiva , rara, tuttavia è possibile che permanga parzialmente la deviazione del dito, in quanto le ipercorrezioni sono funzionalmente negative.


Il trattamento chirurgico mini-invasivo e percutaneo per i motivi suddetti riduce al minimo o elimina del tutto la possibilità di tali complicanze

Quale il trattamento post-operatorio?
In piedi con carico completo già dal giorno dopo l’intervento. Scarpetta tipo Talus in caso di chirurgia aperta, altrimenti sarpa comoda ed appoggio a piatto per circa un mese.
Per i primi giorni piede operato in discarico il più possibile per evitare gonfiore.
E’ possibile tornare alla guida dopo circa un mese, ed allo sport dopo 3 mesi.


Esiste il rischio di recidiva?
E' un evento eccezionale oggi che la correzione della deformità si effettua sulle strutture ossee del piede.

1 commento:

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